Esperienze agricole
Dopo le nocciole e la vendemmia degli anni passati, le fragole!
Non avevo idea di che cosa significasse in termini di costi fisici la raccolta di questo "invitante" frutto.
L'idea di mettere sù due serre qui da me si sta per concretizzare, finalmente... è tutto pronto per iniziare l'avventura, quindi perchè non cominciare a fare un po' di pratica. Ho visto tutto il processo (dall'impiantamento alla cura, fino alla raccolta), ho letto, fatto un sacco di domande a chi ne sa e quindi posso dire di essere pronta. Stanca dopo tutto questo lavoro, un po' delusa perchè sembra che il lavoro e la merce del produttore valgano davvero poco (per non dire niente) sul mercato all'ingrosso, ma comunque sorridente perchè questo progetto sembra essere davvero realizzabile. Certo le aspettative vanno tenute basse, perchè il dispendio fisico e di tempo è elevato rispetto agli introiti. Però che dire, lavorare a cielo aperto, ascoltare i suoni della natura, assaporare i frutti della terra e odorare i profumi da un senso di libertà, non è come stare dentro un ufficio, con le luci accese tutto il giorno, i condizionatori, le voci stridule dei colleghi, il telefono che squilla, le solite risposte, no, adesso dico che è meglio la fatica nei campi. Sono consapevole di essere solo all'inizio e che all'inizio tutto brilla, tutto è nuovo e piace, ma voglio provarci veramente.
Seduta su una bicicletta brevetto "Bava", percorro i filari nelle lunghe serre, volto a destra e sinistra le grandi piante di Asia e Alba, stacco con un dito ormai calloso il picciolo (si chiama così?) cercando di non tagliarlo troppo lungo ed evitando ogni contatto della mano con il frutto, per evitare di lasciare le impronte digitali. Ripongo le fragole nei cestini, le piccole sotto e le grandi sopra, con le punte rivolte tutto nello stesso senso o almeno convergenti tra loro, perchè anche l'occhio vuole la sua parte e quindi la parte più difficile del compito sembra essere proprio la collocazione ordinata nei cestini; richiede un sacco di tempo se si è inesperti, tanto che io viaggio sulla media dei 4 cestini l'ora, contro i 6 dei più pratici. Non mi scoraggio, dopo varie delusioni guardando le facce delle raccoglitrici più abili alla vista delle mie cassettine, adesso posso dire di essere migliorata, non manipolo le fragole, presto più attenzione alla qualità, sento la pianta sotto le mie mani quando la giro, il mestiere sta entrando nelle ossa, su questo non ci sono dubbi, provate a chiederlo alle mie gambe... Certo lavorare sulla bicicletta è molto meno faticoso che stare inginocchiata per ore sulla pianta, ma non sempre è possibile usarla, quindi abituiamoci pure a lavorare senza. Ma non è ancora finita. Probabilmente si andrà avanti ancora per una decina di giorni. La raccolta è interminabile.
Non avevo idea di che cosa significasse in termini di costi fisici la raccolta di questo "invitante" frutto.
L'idea di mettere sù due serre qui da me si sta per concretizzare, finalmente... è tutto pronto per iniziare l'avventura, quindi perchè non cominciare a fare un po' di pratica. Ho visto tutto il processo (dall'impiantamento alla cura, fino alla raccolta), ho letto, fatto un sacco di domande a chi ne sa e quindi posso dire di essere pronta. Stanca dopo tutto questo lavoro, un po' delusa perchè sembra che il lavoro e la merce del produttore valgano davvero poco (per non dire niente) sul mercato all'ingrosso, ma comunque sorridente perchè questo progetto sembra essere davvero realizzabile. Certo le aspettative vanno tenute basse, perchè il dispendio fisico e di tempo è elevato rispetto agli introiti. Però che dire, lavorare a cielo aperto, ascoltare i suoni della natura, assaporare i frutti della terra e odorare i profumi da un senso di libertà, non è come stare dentro un ufficio, con le luci accese tutto il giorno, i condizionatori, le voci stridule dei colleghi, il telefono che squilla, le solite risposte, no, adesso dico che è meglio la fatica nei campi. Sono consapevole di essere solo all'inizio e che all'inizio tutto brilla, tutto è nuovo e piace, ma voglio provarci veramente.
Seduta su una bicicletta brevetto "Bava", percorro i filari nelle lunghe serre, volto a destra e sinistra le grandi piante di Asia e Alba, stacco con un dito ormai calloso il picciolo (si chiama così?) cercando di non tagliarlo troppo lungo ed evitando ogni contatto della mano con il frutto, per evitare di lasciare le impronte digitali. Ripongo le fragole nei cestini, le piccole sotto e le grandi sopra, con le punte rivolte tutto nello stesso senso o almeno convergenti tra loro, perchè anche l'occhio vuole la sua parte e quindi la parte più difficile del compito sembra essere proprio la collocazione ordinata nei cestini; richiede un sacco di tempo se si è inesperti, tanto che io viaggio sulla media dei 4 cestini l'ora, contro i 6 dei più pratici. Non mi scoraggio, dopo varie delusioni guardando le facce delle raccoglitrici più abili alla vista delle mie cassettine, adesso posso dire di essere migliorata, non manipolo le fragole, presto più attenzione alla qualità, sento la pianta sotto le mie mani quando la giro, il mestiere sta entrando nelle ossa, su questo non ci sono dubbi, provate a chiederlo alle mie gambe... Certo lavorare sulla bicicletta è molto meno faticoso che stare inginocchiata per ore sulla pianta, ma non sempre è possibile usarla, quindi abituiamoci pure a lavorare senza. Ma non è ancora finita. Probabilmente si andrà avanti ancora per una decina di giorni. La raccolta è interminabile.
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